Su segnalazione di Giuseppe Acocella
Gianluigi Palombella[*] E’ possibile una legalità globale? Il rule of Law e la governance del mondo, Il Mulino, Bologna
Nella descrizione della realtà globale contemporanea, alle parole chiave del vecchio mondo – stato, governo (government), politica – si sostituisce la governance globale, espressione fluida
che rinvia a un mondo come tenuto in equilibrio dall’intreccio di una molteplicità di attori, di processi istituzionali e spontanei, formali e informali, di vincoli economici, tecnici, e della combinazione sempre aperta e mediata di interessi. Gli attori sono ben più
numerosi e compositi di quanti non siano gli stati.
Si consolidano nuove entità di decisione, autenticamente globali, fiorite in varie migliaia nell’ultimo mezzo secolo, istituzioni o agenzie finanziarie, associazioni di regolatori (di servizi,
delle grandi assicurazioni, della rete bancaria, dei providers di telecomunicazioni, e via seguendo), organismi di controllo, di giudizio, di valutazione, di coordinazione o governo globale/
regionale dello sport, del commercio internazionale, della salute pubblica, dei diritti umani, della sicurezza, dell’energia, dell’ecosistema. Non appartengono a nessun luogo, e impongono verticalmente i propri scopi a stati, popoli e individui, operano in settori e materie circoscritte,
ma investendo aree territorialmente illimitate. Essi instaurano regimi. Non c’è stato, governo politico che ne assuma a sua volta in ultima istanza il controllo, né soggetto privato o pubblico che ne sia immune.
Se un vero e proprio diritto globale di questo tipo esiste, quali dovrebbero essere i suoi rapporti con gli ordinamenti degli stati, delle comunità politiche in cui gli individui costruiscono e proteggono la loro identità e i progetti del bene comune? Sono rapporti di incondizionata subordinazione, fondata sulla mera tecnica giuridica (un ordinamento universale da cui gli ordinamenti minori discendono e dipendono)? Abbiamo bisogno di una costituzione globale che istituisca poteri e valori planetari, o serve invece elaborare le forme di un confronto tra ordinamenti e tra costituzioni?
In questo volume si percorre la seconda strada, nella convinzione che la questione della legalità (posta nelle carte internazionali attraverso l’invocazione del Rule of law, accanto alla democrazia e ai diritti umani) attenga non solo agli stati e ai loro ordinamenti, e si riproponga in quello spazio che loro sfugge e che, in assenza di un ordine universale, ne ospita una multiforme pluralità.
La promessa di legalità, a differenza del miraggio di un sistema, ha di conseguenza a che fare con i possibili modi di articolare ordini, costituzioni, normatività differenti, riconoscendone la diversità e valorizzandone il contributo, il peso relativo. Riguarda le relazioni che possono crearsi in un ambiente (un multiverso) comune che non appartiene a nessuno in particolare,
né ricade sotto un unico prometeico potere.
Per questo il volume fornisce innanzitutto una nuova univoca traccia del Rule of law: consolidatosi nell’area europea continentale solo negli ultimi sessant’anni; non assimilabile alle logiche dello stato di diritto (precostituzionale), e infine anche per questo capace di proiettarsi sul teatro globale, estendendo il filo della sua storia ormai quasi millenaria.
Quando si parla di diritto globale sembra profilarsi uno spettro: un progressivo accorpamento di autorità decisorie con poteri di coordinazione tecnica, di regolazione neutra dei più disparati campi della vita e dell’azione umana, che possegga l’incondizionata priorità legale sulle resistenze dei popoli e degli individui, destinato a penetrare gli ordinamenti minori e a sussumerli a sé, in un sistema piramidale.
Ma il cosiddetto «diritto globale» è solo uno tra gli strati di legalità che abitano il globo: e vi sono molte buone ragioni, giuridiche, politiche, di giustizia, innanzitutto, per resistere ai tentativi di riorganizzare il mondo sotto un’unica, onnicomprensiva legalità. Mantenere le differenze, proteggerne l’autonomia, è possibile solo se le relazioni siano arbitrate da un principio di bilanciamento, di non dominazione, che ha ispirato autenticamente l’ideale normativo del Rule of law, al di là degli usi strumentali e distorsivi cui è stato piegato.
Il diritto ha natura essenzialmente ‘pubblica’. Il volume mostra che un tale assunto induce a tentare una sintesi: a includere la domanda circa l’equità e la giustizia nelle relazioni tra ordinamenti, portatori di pretese divergenti; a pensare in termini condizionati o di complementarietà le relazioni tra gli imperative di un diritto «regolatore» (strumento delle politiche regolatrici che perseguono globalmente imperativi settoriali e specializzati) e il diritto complesso, politico, dei sistemi sociali: luoghi da cui solo dipende in ultima istanza il senso e il valore di quei medesimi imperativi.
Indice: Introduzione
I. L’ideale della legalità e il Rule of law
1. Introduzione: una lezione al presente
2. Questioni preliminari: il Rule of men e il Rule by law
3. La ricollocazione dello stato nell’Europa continentale
4. Diritti v. legislazione
5. La specificità del Rule of law
6. Jurisdictio e gubernaculum
7. Equilibrio, libertà, «non-dominazione»
8. Il giusto e il bene
9. La definizione del Rule of law attraverso i «requisiti» e la validità giuridica
10. Prospettive e conclusioni
II. Il Rule of law oltre lo stato
1. Diritto internazionale, stati e Rule of law: le questioni da cui muovere
2. Un Rule of law universale e unilaterale?
3. Quale Rule of law?
4. Casi rivelatori e analisi teorica
5. Verso l’apprezzamento sostanziale (content-dependent assessment)
6. Il Rule of law come una terza via?
7. La pratica del riconoscimento: uno sfondo teorico
hartiano
III. Una mappa del globo: legalità al plurale
1. Introduzione. «Diritti» che popolano il mondo
2. Geologia e strati
3. Formati di legalità: il diritto come Esprit
4. Jus gentium o il diritto comune a tutte le genti
5. Medievalismo: cosa imparare da un false friend
6. La realtà del diritto (amministrativo) globale
7. Il diritto come un tutto (e il suo declino)
8. La responsabilità (per «l’insieme») e l’accountability (per le parti)
IV. Com’è possibile un Rule of law globale?
1. Introduzione. Rule of law, regimi, ordinamenti e la global governance
2. Il problema delle interazioni, l’«interno», l’«esterno» e la teoria del diritto
3. Estendere e accrescere il Rule of law
4. La realtà dei casi e i giudici: tolleranza globale?
5. L’onere della comunicazione e la sostanza del Rule of law
6. La tensione tra la giustizia e il bene
V. La (ri-)costituzione del «pubblico»
1. Introduzione. Capire il «pubblico»
2. Il pubblico come diritto politico
3. Il «pubblico attraverso il diritto», o la creazione della categoria giuridica
4. Il «pubblico di Penelope»: lo status sospeso del globo
5. Il pubblico diviso e i due piani del diritto sul globo
6. La questione sociale della giuridificazione ab externo
7. Il pubblico multilivello e la sintesi delle legalità.
Modelli e conclusioni
Appendice. Il diritto pubblico dell’Europa: l’impresa incompiuta
1. Tre linee d’analisi
2. Tre dominii
3. Conclusioni. Passato e futuro
[*] Gianluigi Palombella insegna Filosofia del diritto nell’Università di Parma. Ha studiato alla Scuola Superiore di Pisa, ed è stato invited fellow in varie università tra cui Yale, Chicago, New York, Edimburgo, Sydney, e l’EUI (Fiesole). Tra i suoi ultimi volumi, “L’autorità dei diritti” (Laterza, 2002), “Dopo la certezza” (Dedalo, 2006). Ha curato recentemente ricerche sulla legalità: “Relocating the rule of law” (con N. Walker, Hart Publishing 2009); “Rule of law and democracy” (con L. Morlino, Brill 2010).